Impedimento alla vigilanza: arresto fino a due mesi per chi non risponde alle PEC dell’Ispettorato del lavoro

Con la sentenza n. 5992 del 2024, la Corte di Cassazione si è espressa in materia di impedimento all’attività di vigilanza. I Giudici della Suprema Corte hanno affermano che l’omessa risposta del datore di lavoro alla richiesta di notizie da parte dell’Ispettorato del lavoro integra il reato punibile con l’arresto fino a due mesi, anche a titolo di colpa, in caso di invio di tale richiesta all’indirizzo PEC della società indicato nel Registro delle imprese. Le ragioni della decisione risiedono nel valore della posta elettronica certificata quale mezzo legale di comunicazione per le società, in quanto offre garanzie di accertamento sulla data di spedizione e di ricevimento da parte del legale rappresentante. Attenzione quindi a non rispondere alle richieste dell’Ispettorato del lavoro.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *