Patto di prova nel rapporto di lavoro. Restyling necessario, anche per gli intrecci con il Jobs Act

Il patto di prova è un istituto che, nel nostro ordinamento, assolve a una funzione molto importante: posticipare nel tempo il momento in cui il rapporto di lavoro esce dall’area “non protetta” del recesso libero ed entra nell’area “protetta” del recesso giustificato, passaggio che implica l’estrema difficoltà di licenziare un dipendente che non abbia violato alcun obbligo, nemmeno di diligenza, ma che tuttavia presenti un rendimento scarso. Ecco perché in un recente passato, si è ipotizzato di sdrammatizzare il dibattito sulla riforma dei licenziamenti, spostandone il baricentro sulla previsione di un periodo iniziale di durata annuale o biennale, sottratto alla protezione legale contro i licenziamenti illegittimi. Mentre questo possibile filone riformatore dell’istituto della prova non prendeva avvio, si sviluppava invece un’ampia casistica giurisprudenziale. Poi dalle indicazioni del legislatore europeo, prendeva forma l’improvviso protagonismo legislativo innescato dal decreto “trasparenza”, per finire con l’ultimo DDL lavoro. Senza dimenticare che le vicende del patto di prova s’intrecciano con quelle del Jobs Act.

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