Le esternalizzazioni delle attività lavorative vengono spesso ritenute, per le concrete modalità di attuazione, fonte di lavoro sottopagato e non tutelato. La questione che si sta ponendo oggi sulla loro illegittimità sembra seguire due linee di tendenza differenti, a seconda che si discuta di interposizione (anche digitale), ovvero dei trattamenti economici dei lavoratori impiegati nell’appalto. Da una parte stiamo assistendo all’arretramento della magistratura del lavoro a favore della magistratura penale sul tema dell’interposizione illecita. Dall’altra, la magistratura del lavoro è concentrata sui trattamenti economici applicati ai lavoratori in appalto. Quindi, le esternalizzazioni delle attività lavorative si trovano strette fra due “bocche di fuoco”. La soluzione? Credo sia il caso di cambiare approccio, diversamente potrebbero determinarsi effetti distorsivi del mercato per via giudiziale.