Sono stati depositati presso la Suprema Corte di cassazione quattro quesiti referendari che la cronaca generalista ha definito “referendum abrogativi del Jobs Act”. Tra i quesiti, molto diversi fra loro e che impattano su materie distinte ed eterogenee, l’abrogazione del contratto a tutele crescenti e il superamento dell’attuale disciplina del contratto a termine. Obiettivo: accrescere la stabilità dell’occupazione. Anche immaginando di condividere, con tutte le riserve del caso, l’idea che le proposte abrogative tendano effettivamente a creare stabilità occupazionale e lavoro di qualità, e pur condividendo la necessità di un intervento riformatore, non si può concordare con la strategia dei referendum, che prevede nella sostanza di riportare indietro “le lancette dell’orologio”. Non bisogna dimenticare che il mondo del lavoro sta cambiando e, forse, anche gli interessi degli stessi lavoratori che si vorrebbero tutelare!