La tutela in caso di illegittimità del licenziamento di lavoratori assunti con contratti a tutele crescenti ha subito un laborioso percorso emendativo non soltanto ad opera della Corte costituzionale, ma anche dall’aumento delle soglie previste per l’indennità risarcitoria ad opera del decreto Dignità. Ne risulta un assetto non più rispondente alle premesse che avevano ispirato il provvedimento iniziale con i limiti propri della disciplina precedente sulla differenziazione delle tutele fondate sul mero dato della consistenza occupazionale. Sopravvive, però, il nocciolo duro costituito dal superamento del dogma della tutela reintegratoria, che non è stato intaccato nemmeno dalla Corte costituzionale, e quindi può considerarsi acquisito e metabolizzato dall’ordinamento italiano: in ciò allineato all’Europa. La prospettiva? Quella sollecitata dalla Corte costituzionale, da ultimo anche con la sentenza n. 22/2024: una riforma complessiva della materia in un’ottica di profonda innovazione, sganciata da dogmi o pseudo tali, retaggio di un tessuto imprenditoriale non più attuale.