Nel decreto Lavoro, il legislatore ha previsto che i mesi di contratto a termine anteriori alla data del 5 maggio 2023 non dovranno essere considerati ai fini del superamento o meno dei 12 mesi iniziali di durata, mentre saranno considerati, invece, ai fini del superamento della durata massima di 24 mesi. Auspicando che tale previsione possa reggere il vaglio della giurisprudenza del lavoro, la norma impone un’attenta riflessione. Ai fini della gestione dei contratti futuri, viene infatti introdotta la possibilità di “azzerare” il contatore dei contratti stipulati anteriormente alla data del 5 maggio: possibilità che deve essere adeguatamente e attentamente gestita dalle aziende per non correre il rischio di veder trasformare il rapporto di lavoro a termine in contratto a tempo indeterminato solo per effetto di una mancata attenzione nella valutazione, non solo della durata, ma anche – e soprattutto – del regime delle causali, sul quale il legislatore mantiene la fermezza dell’obbligo al superamento del limite dei 12 mesi. Occorre da parte delle aziende prestare grande attenzione e sensibilità verso la nuova normativa, soprattutto in vista di potenziali contenziosi futuri.