Con la risposta a interpello n. 50 del 2023, l’Agenzia delle Entrate è tornata a occuparsi della tassazione dei dipendenti operanti all’estero, fissando un principio molto importante per quel che attiene l’applicabilità delle retribuzioni convenzionali nel caso in cui il soggiorno all’estero per un periodo superiore a 183 giorni avvenga a cavallo di due anni. L’Amministrazione finanziaria, per la prima volta, esplicita un orientamento secondo il quale la valorizzazione su due differenti periodi d’imposta può essere effettuata solo quando in entrambi gli anni il lavoratore sia qualificato come fiscalmente residente in Italia. Il principio ha un notevole impatto sulla gestione dei dipendenti operanti all’estero. Ma questa regola è effettivamente in linea con la ratio della normativa generale in materia?