In Europa ci sono più di 500 piattaforme di lavoro digitali, che raggruppano più di 28 milioni di lavoratori. Per questo motivo, nel dicembre scorso, è stata proposta una direttiva UE per migliorare le loro condizioni di lavoro, che mira ad individuare criteri nuovi per distinguere il lavoro autonomo da quello subordinato. E’ un tema insolito per l’Europa e ben noto, invece, agli italiani che ricordano il “Libro bianco del lavoro” e la “legge Biagi”. Allora la sfida che questa “nuova” vicenda propone al nostro legislatore è comprendere quali siano le indicazioni che provengono dall’Europa, evitando, come in passato, di reinterpretarle alla luce delle vicende italiane: un disallineamento con le norme dell’UE rischia sempre più di creare incomprensioni…