L’avvio del negoziato sul salario minimo a livello europeo è stato accantonato perché travolto da eventi di più grande e grave portata. Ma è proprio nell’attuale situazione di crisi internazionale che questo argomento troverebbe migliore collocazione. Partendo, però, da queste premesse: dagli effetti dell’ingresso massiccio della tecnologia nelle attività lavorative e da un incremento della produttività che non ha innescato meccanismi virtuosi di redistribuzione della ricchezza prodotta. Un pensiero va a Keynes che prefigurava la risoluzione della crisi tecnologica attraverso la riduzione del monte ore di lavoro settimanale. Oggi è chiaro che uno dei meccanismi attraverso i quali evitare l’eccessiva polarizzazione del lavoro e della ricchezza è proprio quello di rivedere il rapporto tra ore lavorate, produttività e salari (anche minimi).